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   Angelo
  Dragone Come mosaici di Monreale  | 
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   Quando si vede la ventina di opere di
  Giovanni Leto, Proposte dalla “Free Art” e si pensa all’autore nato a Monreale,
  presso Palermo, non sarà difficile cogliere nei materici assemblaggi delle
  sue carte ritorte, ma segnate da qualche meditato intervento cromatico, l’eco
  “povera” dei sontuosi mosaici di cui s’adornano le stesse colonnine del più
  bel chiostro di Sicilia, e non soltanto le più vaste composizioni parietali. Al momento giusto (nella fase divulgativa
  dell’informale) Leto è stato dunque attratto dall’esigenza di quella
  “fisicità pittorica” di cui si è valso: genialmente tingendo cordami e
  torcendo la carta sì da ridurla a irregolari elementi formali (come fossero,
  grosse, pastose pennellate-plastiche) così da fingere paesaggi terricoli e
  marine, con i suoi alti “Orizzonti”, lasciati a volte “senza titolo”;
  ultimamente indicandone però il “Ritmo orizzontale” ma anche il senso di
  “Tracce”, “Viscere” e “Seno di mare”, soprattutto la suggestione di certe
  memorie geologiche che sanno di tipiche morfologie come in “Falda” e in
  “Scontro tettonico”. Non direi che in queste immagini vi sia ironia; semmai
  una carica neo-espressionista, da vedersi soprattutto in questa originale
  chiave “poverista” in grado di rifarsi a Burri (lasciando fuori Rotella,
  perché diverso è il suo discorso).   Bibl.: Angelo Dragone,
  Come mosaici di Monreale, in La Stampa di Torino, 11 ottobre 1991, Torino  | 
  
  
   Mulinello, 1990, carta e
  pigmenti su tela, cm. 60x50 Collezione
  Mirella Chiesa, Roma  | 
  
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